"Disapprovo ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo"

Dissero

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domenica 17 febbraio 2013

SANREMO - La mia personalissima classifica dei campioni


Che strepitosa serata che è stata la finale del festival di Sanremo di ieri sera, emblema di cinque strepitose serate di musica e spettacolo. Oggi è la giornata dei commenti e delle polemiche, dovute all’invidia e alla tensione scatenata dall’ormai fortunatamente e speriamo per sempre ex Presidente del Consiglio.
In realtà già in settimana abbiamo visto queste polemiche. Come dimenticare le bizzarre polemiche di Barbara d’Urso che nella sua “trasmissioncina” si è scagliata, con l’aiuto di una “onorevole” del pdl, contro il festival. Certamente la d’Urso è stata spinta dall’invidia, vista l’alta televisione portata avanti da Fazio e che lei non riuscirà a mai a fare.
Oggi è anche la giornata dei complimenti a chi ha lavorato per questo grande spettacolo e agli straordinari artisti che si sono esibiti. Anch’io nel mio piccolo vorrei comunicarvi le miei idee sulle canzoni e sui cantanti in gara. Come per i giovani ho fatto una mia personalissima classifica delle canzoni.
Al quattordicesimo posto Mamma non lo sa degli Almamagretta. Questi artisti propongono uno stile nuovo e molto dinamico, non è né rap né rock. Tuttavia la loro interpretazione non mi è piaciuta.
Al tredicesimo posto È colpa mia di Maria Nazionale. Questa cantante ha una grandissima voce, che secondo me sarebbe più valorizzata in un duetto, ma il melodico napoletano non è un genere per tutti ed io non lo apprezzo abbastanza.
Al dodicesimo posto Sotto casa di Max Gazzè. In questo festival era uno dei cantanti più esperti ma mi ha deluso nonostante la sua buona interpretazione a causa della canzone frivola sia musicalmente che per i contenuti.
All’undicesimo posto Se si potesse non morire dei Modà. A mio parere questo gruppo è uno dei migliori sulla scena canora contemporanea, per questo penso che avrebbero potuto fare di meglio.
Al decimo posto La canzone mononota di Elio e le storie tese. La grandezza di questi artisti sta nella spettacolarizzazione delle loro canzoni, è stato bello vedere Elio a Sanremo.
Al nono posto Il futuro che sarà di Chiara. Questa cantante “prodotto” dei talent mi piace molto per la sua femminilità sensuale e per il suo stile retrò, tuttavia ho preferito la canzone scartata nella prima serata.
All’ottavo posto E se poi di Malika Ayane. Bravissima cantante che si è fatta notare per la sua espressività, il suo stile è un po’ datato ma unico.
Al settimo posto La prima volta (che sono morto) di Simone Cristicchi. Cantante e canzoni originali come al solito, ma a volte rischia di esagerare.
Al sesto posto Vorrei dei Marta sui tubi. Canzone di qualità di un gruppo che non conoscevo e che mi ha stupito, questi ragazzi mi ricordano gli Area (per il modo di cantare).
 Al quinto posto L’essenziale di Marco Mengoni. Tra i cantanti dei talent è uno dei più esperti, ha portato a Sanremo una bellissima canzone d’amore anche se mi ha comunicato molta malinconia.
Al quarto posto Sai (ci basta un sogno) di Raphael Gualazzi. Bellissima canzone di un artista di qualità che porta in Italia un genere poco apprezzato ma emozionante.
Al terzo posto Felicità di Simona Molinari e Peter Cincotti. Il genere blues in Italia non ha molto seguito (peccato) e quest’artista è portatrice dello stile italiano nel blues.
Al secondo posto A bocca chiusa di Daniele Silvestri. Canzone che tratta i temi sociali attuali interpretati dal punto di vista individuale dell’autore.
Al primo posto Scintille di Annalisa Scarrone. Una cantante da poco nota grazie alla partecipazione a un talent. Il suo stile e la sua voce sono unici, mi sembra una via di mezzo tra l’Arisa di Sincerità e l’Arisa di La notte. Personalmente l’ho sentita per la prima volta cantare sul palco dell’Ariston e ne sono rimasto ammaliato.    
Ad ogni modo complimenti davvero a tutti gli artisti, si sono meritati per il loro talento la partecipazione al festival. A questo strepitoso festival.

mercoledì 6 febbraio 2013

L'INSULTO ELETTORALE - Dalle grandi promesse all'insulto per il voto utile


Mancano un paio di settimane alle elezioni e alla fine della campagna elettorale. Ma quante proposte abbiamo sentito in queste settimane/mesi di campagna elettorale? Secondo me davvero poche, non perché effettivamente le proposte non ci sono ma perché le discussioni cadono spesso e volentieri nella demagogia e nel populismo.
I grandi comunicatori scuola Berlusconi nei dibattiti televisivi riescono sempre e comunque, da abili agitatori quali sono, a portare la discussione sullo scontro per mascherare le proprie mancanze.
Il populismo in questa campagna elettorale dilaga, da promesse clamorose fatte da partiti ed esponenti politici poco credibili a movimenti politici senza programma che si basano sull’insulto e sulla derisione.
È paradigmatico il fatto che, secondo i sondaggi, il partito più populista d’Italia e il movimento web portavoce della cosiddetta antipolitica otterranno circa il 30-40% dei voti alle prossime elezioni. Volendo essere pessimisti, dal loro punto di vista almeno.
La vera nuova politica è quindi soffocata da questi partiti e da una coalizione di centro sinistra riunita attorno a vecchi schemi.
Tra tutte queste cose c’è un elemento che passa quasi inosservato ma che a me personalmente fa rabbia.
Spesso si sente, dai signori della vecchia repubblica, l’appello al voto utile. L’insulto più grande che si possa fare agli italiani!
Ogni voto è sacro e deve avere il massimo rispetto. Nessun voto è sprecato perché è espressione di un’idea e di un sentimento individuale dell’elettore.
Nominando un voto come inutile si insulta l’elettore che crede nella x che la matita segna sulla scheda elettorale. I politici dovrebbero smetterla di insultare la volontà degli elettori, ricordando sempre che essi siedono sulle loro poltrone per rappresentare la volontà degli elettori. I politici dovrebbero ricordare che siedono sulle loro poltrone grazie ai voti ricevuti dai loro partiti.
Non esiste il voto utile, ogni voto è utile.

giovedì 11 ottobre 2012

"ATTACCATI ALLE POLTRONE" - Lombardia tra scandali, caduta e minacce


Se una persona si definisce onesta non dovrebbe intrattenere rapporti poco chiari con persone condannate dalla magistratura. Se questa persona è poi ai vertici di una qualche organizzazione da innumerevoli anni (17 per l’esattezza) non dovrebbe essere troppo attaccato alla propria posizione. Se poi questa persona si è circondata di collaboratori poco onesti (inquisiti, arrestati e condannati) forse è meglio che questa persona lasci il proprio posto.
Questa situazione sembrerebbe tratta da una fantasmagorica storia di fantasia. Eppure in Italia sta accadendo, precisamente nella regione Lombardia.
Il presidente della regione Lombardia travolto dagli ultimi scandali sulla presenza di assessori legati alla ‘ndrangheta nella sua giunta dovrebbe dimettersi, ma non lo fa. Anzi minaccia gli esponenti della Lega Nord, partito che lo sostiene, di far cadere le giunte che guidano in Piemonte e Veneto se il loro sostegno dovesse venire meno in Lombardia.
Ormai viviamo un momento di delirio totale!
Sono deliranti le dichiarazioni del presidente Formigoni e dei vertici del Pdl che sostengono le sue scelte. Formigoni è arrivato al punto di non poter più vivere senza la sua poltrona e non si rende conto del totale fallimento di questa sua giunta, di questa giunta che già dall’inizio ha suscitato polemiche.
Ricordiamo che nelle elezioni regionali si può ricoprire la carica di Presidente solo per tre mandati consecutivi (legge 165/2004, art. 2), ma questo è il quarto mandato di Formigoni.
Cosa sta succedendo in Italia, perché un presidente non salva la sua reputazione dimettendosi e quindi dimostrandosi concretamente estraneo a tutto questo?
Ma in Italia va di moda resistere, resistere e resistere come fece Hitler con i russi alle porte del suo bunker. 

mercoledì 10 ottobre 2012

LA GIUNTA DEGLI INDAGATI - L'esempio del buon governo


È Accaduto anche oggi. Un assessore della giunta regionale di Roberto Formigoni è stato arrestato. Questa volta l’arresto non è avvenuto a causa delle accuse a cui siamo abituati. Non si è trattato di corruzione per favorire appalti o per “uso improprio” di denaro pubblico (delle tasse dei cittadini tanto per intenderci). Questa volta l’accusa è delle peggiori, L’assessore sarebbe stato eletto comprando i voti della ‘ndrangheta. Questo tale, di nome Domenico Zambetti, avrebbe pagato 50 € per ogni preferenza garantitagli dai suoi “amici” mafiosi. Questo tizio avrebbe quindi raccolto la bellezza di 11217 preferenze. Le tanto amate preferenze che i politici vogliono a tutti i costi re-inserire nella nuova vitale legge elettorale.
L’ex (e sottolineo con gioia ex) assessore alla casa della giunta Formigoni sarebbe stato da allora un povero burattino della criminalità organizzata svolgendo come un buon impiegato i lavori che i suoi nuovi capi gli commissionavano.
Chissà cosa avrà pensato il presidente ciellino Formigoni, colui che ogni volta si difende dalle accuse che vengono rivolte a lui, alla sua giunta e al consiglio regionale dicendo che la Lombardia è un eccellenza. Forse, in un mondo migliore e utopico, avrebbe pensato che la sua giunta è un’eccellenza nella corruzione e nel malaffare e quindi la migliore delle cose sarebbe quella di ridare dignità alla Lombardia e ai suoi cittadini sciogliendo la giunta e dimettendosi.
In questo mondo probabilmente non sarà così.
All’inizio dell’articolo ho usato volutamente un’espressione infelice scrivendo: “l’arresto non è avvenuto a causa delle accuse a cui siamo abituati”. Accuse a cui siamo abituati? È vero ormai non ci stupiamo più della disonestà di chi ci governa, ormai abbiamo perso la nostra capacità di indignarci, ormai abbiamo perso la nostra identità di cittadini. E visto chi ci governa forse è meglio così! Ma tutto ciò non è giusto, dobbiamo riprenderci il nostro paese. Dobbiamo riprenderci la nostra dignità!